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11 02 2014 | Rimini | Asl unica, i sindaci sono preoccupati

Martedì, 11 Febbraio 2014

tortora-chiaroRimini | Asl unica, i sindaci sono preoccupati

 

La novità è grossa, si parla della nuova Asl unica per la Romagna operativa ufficialmente dal primo dell’anno, e i sindaci del riminese sono preoccupati. Questa mattina hanno incontrato in Provincia a Rimini il nuovo direttore generale dell’Asl unica della Romagna, Andrea Des Dorides. “E’ un periodo di forte cambiamento – ha sottolineato il presidente della Provincia, Stefano Vitali – che viviamo con spaesamento e tanta, tantissima preoccupazione. Cosa accadrà da ora in poi è la domanda che necessità di risposte immediate, tangibili”. Ha spiegato, Vitali a Des Dorides, che “i territori chiedono, anche e soprattutto in un nuovo ambito di area vasta, di essere protagonisti, di poter incidere sulle scelte e, soprattutto, di avere risposte immediate sulle nuove modalità organizzative, gestionali e operative che un cambiamento di questa portata comporta”.
La linea proposta dalla Provincia di Rimini al nuovo ente è quindi quella della “discussione nelle sedi deputate”, quella di “confrontarci chiaramente e pubblicamente sugli aspetti più critici che emergono dai territori. Perché è nel rapporto con i territori e, per quel che ci riguarda, nella tutela delle eccellenze sanitarie riminesi e nella valorizzazione delle professionalità sulle quali il sistema locale ha tanto investito negli ultimi 10 anni, che l’Asl Romagna si gioca faccia e credibilità”.


Des Dorides, a modo suo, ha cercato di tranquillizzare presidente e sindaci. “Siamo ancora nella fase dello start up, nei primi novanta giorni (oggi è il ventiquattresimo) che servono per uniformare a livello tecnico, amministrativo, contabile e informatico le quattro diverse aziende sanitarie locali di partenza. Un sistema sanitario rappresentato da sedici mila professionisti che rappresentano, dati alla mano, l’eccellenza italiana. Un sistema di altissima qualità sia dal punto di vista professionale, medico, che amministrativo. Un percorso che va condiviso con questi professionisti, che devono giustamente essere protagonisti, è necessariamente complesso”.
Il direttore non ha nascosto che un processo complesso come quello che sta vivendo la sanità romagnola possa “essere legittimamente causa di incertezza, ma non di preoccupazioni, perché il percorso è ben avviato, condiviso, e con obiettivi chiari e tempistiche programmate. Su questi aspetti tecnici mi sento di tranquillizzarvi”. Per tutto il resto, “va detto che la portata del cambiamento è di tale complessità che rende necessario un quadro di relazione completamente nuovo. Va individuato innanzitutto quel sistema di governance che permetta ai territori di essere protagonisti; forme di decentramento sono necessarie, il rischio in mancanza di questo sarebbe un irrigidimento burocratico”.


Molto preoccupato si è dichiarato il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, perché “mancano solidi riferimenti istituzionali a livello nazionale, a livello locale stiamo lavorando non sapendo ancora cosa sarà del nuovo assetto delle Province. I sindaci e i Comuni stanno vivendo sulla propria pelle, in prima linea, un momento di inasprimento sociale forte. La sanità, per noi emiliano romagnoli, è sì motivo di vanto e di orgoglio ma, è bene ricordarlo, anche uno degli ambiti nel quale è più forte l’attenzione e la sensibilità da parte dei cittadini”.
Gnassi ha anche ricordato le peculiarità della sanità Riminese. “Noi non siamo un territorio come gli altri, rappresentiamo un distretto turistico che trasforma per quattro mesi all’anno, una realtà cittadina e borghigiana, in una metropoli. Diciassette milioni di cittadini temporanei che in estate vivono e utilizzano i nostri servizi rappresentano un dato incontrovertibile di cui tenere conto: su questo attendiamo risposte forti”.


Durante l’incontro sono intervenuti il sindaco di Cattolica, Piero Cecchini e il vice sindaco di Novafeltria, Ivana Baldinini, sottolineando come per i Comuni “assuma grande importanza la tempistica delle scelte. Dobbiamo sapere quale fine faranno le strutture sanitarie, come i presidi ospedalieri, presenti sul nostro territorio. Siamo preoccupati di mantenere l’ottima qualità del servizio pubblico inalterata anche nei territori più periferici. In questo caso, dunque, la tempistica delle decisioni è essa stessa sostanza”.


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